Oratorio di Guido della Gherardesca
La nobile famiglia della Gherardesca ha scritto la storia di quel tratto di Maremma livornese, tra i cipressi di Bolgheri e il borgo di Castagneto dove troneggia l’antico castello del casato.
La famiglia discende da un re longobardo ed ha continuato a scrivere capitoli di storia nella regione. Dante Alighieri, scrisse nella sua Commedia di Ugolino della Gherardesca posizionandolo nel 33° canto dell’inferno dove è a tutti noto per il «fiero pasto».
La famiglia ha lasciato un tratto distintivo e ha modellato il territorio: Alberto della Gherardesca creò il viale di Bolgheri e il nonno Walfredo piantò 700.000 pini. Per non parlare delle bonifiche volute dalla famiglia sul territorio per dare spazio a terreni agricoli per i vitigni divenuti famosi nel mondo. La coltivazione della vite in Toscana e soprattutto nel territorio della zona di Bolgheri ha origini antichissime, testimonianze della sua presenza si riscontrano già con gli Etruschi e poi con i Romani. Il territorio in cui oggi crescono la maggior parte dei vigneti si sviluppò nel 1600 grazie ai Conti della Gherardesca che decisero di piantare i primi vigneti pianeggianti nelle zone di San Guido e di Belvedere. Ma come è nata la DOC Bolgheri? A rivoluzionare la storia di questo territorio fu il marchese Mario Incisa della Rocchetta, piemontese da un lato e romano dall’altro, che si trasferì in Toscana avendo sposato la Contessa Clarice della Gherardesca nel 1930. Mario Incisa impiantò dei vitigni di Cabernet Sauvignon dal 1942 al 1944 a Castiglioncello di Bolgheri, in una zona protetta ma vicino mare. Il vino ottenuto rimase di consumo della famiglia fino alla fine degli anni ’60. Solo nel 1972 vide la luce il primo Sassicaia, della vendemmia 1968 che il famoso enologo Gino Veronelli contribuì a far conoscere al mercato italiano ed internazionale. Il Sassicaia nel 1978 sbaragliò tutti gli altri Cabernet italiani e con l’annata 1985 fu consacrato tra i migliori vini del mondo.
Fotografia: 2023 Copyright Sergio Coppola
3 Aprile 2023
La nobile famiglia della Gherardesca ha scritto la storia di quel tratto di Maremma livornese, tra i cipressi di Bolgheri e il borgo di Castagneto dove troneggia l’antico castello del casato.
La famiglia discende da un re longobardo ed ha continuato a scrivere capitoli di storia nella regione. Dante Alighieri, scrisse nella sua Commedia di Ugolino della Gherardesca posizionandolo nel 33° canto dell’inferno dove è a tutti noto per il «fiero pasto».
La famiglia ha lasciato un tratto distintivo e ha modellato il territorio: Alberto della Gherardesca creò il viale di Bolgheri e il nonno Walfredo piantò 700.000 pini. Per non parlare delle bonifiche volute dalla famiglia sul territorio per dare spazio a terreni agricoli per i vitigni divenuti famosi nel mondo. La coltivazione della vite in Toscana e soprattutto nel territorio della zona di Bolgheri ha origini antichissime, testimonianze della sua presenza si riscontrano già con gli Etruschi e poi con i Romani. Il territorio in cui oggi crescono la maggior parte dei vigneti si sviluppò nel 1600 grazie ai Conti della Gherardesca che decisero di piantare i primi vigneti pianeggianti nelle zone di San Guido e di Belvedere. Ma come è nata la DOC Bolgheri? A rivoluzionare la storia di questo territorio fu il marchese Mario Incisa della Rocchetta, piemontese da un lato e romano dall’altro, che si trasferì in Toscana avendo sposato la Contessa Clarice della Gherardesca nel 1930. Mario Incisa impiantò dei vitigni di Cabernet Sauvignon dal 1942 al 1944 a Castiglioncello di Bolgheri, in una zona protetta ma vicino mare. Il vino ottenuto rimase di consumo della famiglia fino alla fine degli anni ’60. Solo nel 1972 vide la luce il primo Sassicaia, della vendemmia 1968 che il famoso enologo Gino Veronelli contribuì a far conoscere al mercato italiano ed internazionale. Il Sassicaia nel 1978 sbaragliò tutti gli altri Cabernet italiani e con l’annata 1985 fu consacrato tra i migliori vini del mondo.
Fotografia: 2023 Copyright Sergio Coppola
3 Aprile 2023
|
|