Persepoli.
L'Impero persiano colpisce ancora.
testo di Alessandro Coscia.
Persepoli. Un nome suggestivo. Da questa città, capitale dell’impero persiano di Dario I, proviene questo meraviglioso rilievo.
Una volta arrivato al potere, dopo un serie di sanguinose faide dinastiche, Dario I decise di fondare appunto una propria capitale: per l’ambizioso progetto fu scelta una località situata ai confini di un’enorme pianura coronata da montagne.
In quel luogo sorgeva uno sperone roccioso, alle pendici di una collina oggi chiamata Kuh-o-Ramat (Montagna della Misericordia), gli architetti di Dario adattarono la roccia livellandola, per ottenere un grande terrazzamento sul quale costruire il primo palazzo fortificato di Persepoli.
Grazie agli scavi archeologici dell’Università di Chicago, negli anni ’30 abbiamo una documentazione accurata delle strutture che in passato sorgevano su quella che è stata chiamata “la Grande Terrazza” di Persepoli. Nel periodo di massimo splendore Persepoli era una metropoli caratterizzata da vari palazzi reali, edifici di rappresentanza, magazzini, quartieri domestici e militari e tutte le strutture tipiche delle residenze imperiali. Una terrazza monumentale pemetteva di raggiungere la terrazza. In cima si tagliava l’imponente “Porta di Serse”, o “Porta delle Nazioni” attraverso la quale si accedeva a tutti i settori urbani. Il grande portale è decorato da sculture raffiguranti tori guardiani, stilisticamente affini alla tradizione assira.
Mentre i tori guardiani proteggevano la porta occidentale, una coppia di “uomini toro” proteggeva quella orientale.
Sopra alle sculture monumentali, all’interno della porta, compaiono sono iscrizioni dedicatorie trilingui (Persiano Antico, Elamita e Babilonese) fatte apporre da Serse. Si trattava di un messaggio forte, cosmopolita, che sottolineava l’universalità dell’impero persiano. La Porta delle Nazioni conduceva ad altri edifici dal grande valore simbolico. Il primo di questi era la cosiddetta “Apadana” o “Sala delle Udienze”: iniziata da Dario I e completata da Serse, in origine la sala era dotata di 72 colonne. Oggi ne sono sopravvissute solo 13.
L’accesso a questo ambiente avveniva attraverso due monumentali scalinate scolpite e decorate con bassorilievi raffiguranti i “Portatori del Tributo”: erano i rappresentanti delle 23 popolazioni soggette all’impero, condotti davanti al sovrano da funzionari militari e dignitari di corte, Persiani, Susani e Medi. Accanto all’Apadana, sul lato orientale, si innalzava la “Sala delle Cento Colonne”, così chiamata dal numero di pilastri di cui era dotata, detta anche la Sala del Trono. La realizzazione di questa struttura fu iniziata sotto il regno di Serse, un sovrano che favorì in maniera radicale una notevole attività edilizia. Gli archeologi che scavarono la Sala del Trono compresero ben presto che in realtà doveva trattarsi di un edificio ben più articolato e complesso, dal punto di vista della funzione, nel quale venivano esposte le enormi ricchezze accumulate a Persepoli dai vari sovrani, alla stessa maniera in cui gli Scià dell’era moderna utilizzavano il palazzo Gulistan a Teheran per esibire i tesori dell’impero. Oltre l’Apadana e la Sala del Trono, a Persepoli sono stati rinvenuti anche i resti dei palazzi dei sovrani, fra cui quello di Dario I e di Serse. Ma quello che più colpisce gli occhi di un osservatore moderno è la consapevolezza con cui i Persiani si rappresentavano come un impero sovranazionale, cerniera fra vari popoli e tramite fra l’occidente e l’oriente. Quella persiana è stata una civiltà che ha trasmesso e diffuso conoscenze fra i due grandi poli geografici e culturali.
L'Impero persiano colpisce ancora.
testo di Alessandro Coscia.
Persepoli. Un nome suggestivo. Da questa città, capitale dell’impero persiano di Dario I, proviene questo meraviglioso rilievo.
Una volta arrivato al potere, dopo un serie di sanguinose faide dinastiche, Dario I decise di fondare appunto una propria capitale: per l’ambizioso progetto fu scelta una località situata ai confini di un’enorme pianura coronata da montagne.
In quel luogo sorgeva uno sperone roccioso, alle pendici di una collina oggi chiamata Kuh-o-Ramat (Montagna della Misericordia), gli architetti di Dario adattarono la roccia livellandola, per ottenere un grande terrazzamento sul quale costruire il primo palazzo fortificato di Persepoli.
Grazie agli scavi archeologici dell’Università di Chicago, negli anni ’30 abbiamo una documentazione accurata delle strutture che in passato sorgevano su quella che è stata chiamata “la Grande Terrazza” di Persepoli. Nel periodo di massimo splendore Persepoli era una metropoli caratterizzata da vari palazzi reali, edifici di rappresentanza, magazzini, quartieri domestici e militari e tutte le strutture tipiche delle residenze imperiali. Una terrazza monumentale pemetteva di raggiungere la terrazza. In cima si tagliava l’imponente “Porta di Serse”, o “Porta delle Nazioni” attraverso la quale si accedeva a tutti i settori urbani. Il grande portale è decorato da sculture raffiguranti tori guardiani, stilisticamente affini alla tradizione assira.
Mentre i tori guardiani proteggevano la porta occidentale, una coppia di “uomini toro” proteggeva quella orientale.
Sopra alle sculture monumentali, all’interno della porta, compaiono sono iscrizioni dedicatorie trilingui (Persiano Antico, Elamita e Babilonese) fatte apporre da Serse. Si trattava di un messaggio forte, cosmopolita, che sottolineava l’universalità dell’impero persiano. La Porta delle Nazioni conduceva ad altri edifici dal grande valore simbolico. Il primo di questi era la cosiddetta “Apadana” o “Sala delle Udienze”: iniziata da Dario I e completata da Serse, in origine la sala era dotata di 72 colonne. Oggi ne sono sopravvissute solo 13.
L’accesso a questo ambiente avveniva attraverso due monumentali scalinate scolpite e decorate con bassorilievi raffiguranti i “Portatori del Tributo”: erano i rappresentanti delle 23 popolazioni soggette all’impero, condotti davanti al sovrano da funzionari militari e dignitari di corte, Persiani, Susani e Medi. Accanto all’Apadana, sul lato orientale, si innalzava la “Sala delle Cento Colonne”, così chiamata dal numero di pilastri di cui era dotata, detta anche la Sala del Trono. La realizzazione di questa struttura fu iniziata sotto il regno di Serse, un sovrano che favorì in maniera radicale una notevole attività edilizia. Gli archeologi che scavarono la Sala del Trono compresero ben presto che in realtà doveva trattarsi di un edificio ben più articolato e complesso, dal punto di vista della funzione, nel quale venivano esposte le enormi ricchezze accumulate a Persepoli dai vari sovrani, alla stessa maniera in cui gli Scià dell’era moderna utilizzavano il palazzo Gulistan a Teheran per esibire i tesori dell’impero. Oltre l’Apadana e la Sala del Trono, a Persepoli sono stati rinvenuti anche i resti dei palazzi dei sovrani, fra cui quello di Dario I e di Serse. Ma quello che più colpisce gli occhi di un osservatore moderno è la consapevolezza con cui i Persiani si rappresentavano come un impero sovranazionale, cerniera fra vari popoli e tramite fra l’occidente e l’oriente. Quella persiana è stata una civiltà che ha trasmesso e diffuso conoscenze fra i due grandi poli geografici e culturali.