Castello di Torrechiara
[GUARDA ad ARTE]
Alle dame del castello…
di Alessandro Coscia
L’amore ha causato guerre ventennali, come ci insegna Omero, ma non solo: a Torrechiara, piccola frazione di Langhirano, nel parmense, sorge uno dei castelli più belli mai conservati fino ad oggi. Nel 1448 il conte Pier Maria II de’ Rossi avviò la costruzione di questo grande e scenografico maniero: il nobile non era solo il mecenate ma volle intervenire personalmente anche nella progettazione delle strutture difensive. L’edificio nasceva con scopi di controllo del territorio, con una tripla cerchia muraria e quattro massicci torrioni angolari, ma, come ogni monumento, era anche il simbolo del potere del proprietario.
Ma c’è probabilmente di più: cherchez la femme, come si dice. Il conte aveva un’amante a cui teneva molto, Bianca Pellegrini d’Arluno. L’interesse particolare del nobile per la progettazione del castello potrebbe trovare spiegazione anche nel suo scopo segreto: doveva essere un nido d’amore per sé e per Bianca, un rifugio raffinato e isolato dove i due piccioncini potessero incontrarsi lontani da sguardi indiscreti. Le decorazioni degli ambienti interni, infatti, erano estremamente raffinate e per realizzarle il conte si rivolse ai più importanti artisti della zona, fra cui Benedetto Bembo, che affrescò la Camera d’Oro.
Alla sua morte, il conte lasciò il castello a Ottaviano, che formalmente era il figlio di Bianca e del marito Melchiorre Arluno. Ma gli storici – maliziosi – sospettano che il vero padre fosse Pier Maria.
L’amore per la bellezza femminile o l’esigenza strategica di presidio di una regione, o entrambi i motivi, sono all’origine di questo capolavoro dell’architettura quattrocentesca, gestito dal 2014 dal MiBACT. L’ennesimo gioiello dell’arte italiana che abbiamo la fortuna di potere ammirare.
Video su Castello di Torrechiara:
Canale di Alessandro Coscia
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L’amore ha causato guerre ventennali, come ci insegna Omero, ma non solo: a Torrechiara, piccola frazione di Langhirano, nel parmense, sorge uno dei castelli più belli mai conservati fino ad oggi. Nel 1448 il conte Pier Maria II de’ Rossi avviò la costruzione di questo grande e scenografico maniero: il nobile non era solo il mecenate ma volle intervenire personalmente anche nella progettazione delle strutture difensive. L’edificio nasceva con scopi di controllo del territorio, con una tripla cerchia muraria e quattro massicci torrioni angolari, ma, come ogni monumento, era anche il simbolo del potere del proprietario.
Ma c’è probabilmente di più: cherchez la femme, come si dice. Il conte aveva un’amante a cui teneva molto, Bianca Pellegrini d’Arluno. L’interesse particolare del nobile per la progettazione del castello potrebbe trovare spiegazione anche nel suo scopo segreto: doveva essere un nido d’amore per sé e per Bianca, un rifugio raffinato e isolato dove i due piccioncini potessero incontrarsi lontani da sguardi indiscreti. Le decorazioni degli ambienti interni, infatti, erano estremamente raffinate e per realizzarle il conte si rivolse ai più importanti artisti della zona, fra cui Benedetto Bembo, che affrescò la Camera d’Oro.
Alla sua morte, il conte lasciò il castello a Ottaviano, che formalmente era il figlio di Bianca e del marito Melchiorre Arluno. Ma gli storici – maliziosi – sospettano che il vero padre fosse Pier Maria.
L’amore per la bellezza femminile o l’esigenza strategica di presidio di una regione, o entrambi i motivi, sono all’origine di questo capolavoro dell’architettura quattrocentesca, gestito dal 2014 dal MiBACT. L’ennesimo gioiello dell’arte italiana che abbiamo la fortuna di potere ammirare.
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