Damien Hirst Archaeology Now
a cura di Anna Coliva e Mario Codognato
Galleria Borghese. Roma
fino al 07 Novembre 2021
Ai curatori della mostra il compito non facile di far convivere il classicismo secolare della Galleria Borghese ad un'arte assolutamente difficile da classificare ma che comunque piace al pubblico, tanto che ha indotto Prada a sponsorizzare questa mostra. L'autore intervistato da Dario Pappalardo per La Repubblica ha affermato: “È un onore vedere le mie sculture e i miei dipinti nella Galleria Borghese tra gli straordinari capolavori di Bernini, Caravaggio, Tiziano, nello spazio in cui le loro opere erano state volute da Scipione Borghese [...]”.
Si rileva come la grande popolarità dell'artista sia stata capace ad abbattere i principi della critica d'arte in merito a opere che vengono largamente prodotte utilizzando metodi di replicazione seriale. Per questo bisognerebbe parlare di multipli dal momento che l’autore utilizza moderne tecnologie per la creazione delle sue repliche di ogni tipo. Ciò era emerso nella mostra tenuta a Palazzo Grassi di Venezia nel 9 aprile 2017 dove lo stesso autore aveva affermato di aver coinvolto un numero considerevole di artigiani maestri nelle più disparate tecniche di replicazione e lavorazione. Le tecnologie utilizzate per la realizzazione delle opere sono calchi in silicone, la prototipazione rapida per i modelli 3D, le macchine a Controllo Numerico per le lavorazioni a sottrazione della materia, le fusioni, tutte tecniche che generano dei cloni in differenti materiali quali la resina, la malachite, il bronzo ed altro ancora. E' palese l'ispirazione di Damien Hirst alle opere classiche tuttavia l’artista reinventa e reinterpreta i modelli che offrono così un valore aggiunto e poi, molte opere sono state pensate come fossero emerse dal mare dopo un naufragio, una invenzione fantastica resa verosimile dalle incrostazioni di molluschi marini formatisi nel corso dei secoli su questi tesori sommersi.
I luminari dell’archeologia e della storia hanno sempre detto che l’arte non può essere riprodotta né duplicata perché come copia non sarebbe più stata considerata arte. Questa interpretazione rigida è stata la causa di dibattiti, bisticci e diatribe e spesso questo argomento è stato considerato un tabù. Tuttavia le copie delle opere d'arte, dalla Grecia Classica a quella dell’impero di Roma sono sempre state fatte e grazie a queste copie abbiamo oggi una mappa di molti capolavori scomparsi perché nei tempi di guerra il bronzo veniva fuso per fare cannoni, il marmo è stato ritrovato, talvolta in condizioni non del tutto complete ma sono comunque arrivate a noi e sono esposte nei musei di tutto il mondo.
Oggi con Damien Hirst il concetto è stato sfatato e si conferma che tutto si può fare e questo autore può quindi affermare “l’arte sono io”.
Sergio Coppola
a cura di Anna Coliva e Mario Codognato
Galleria Borghese. Roma
fino al 07 Novembre 2021
Ai curatori della mostra il compito non facile di far convivere il classicismo secolare della Galleria Borghese ad un'arte assolutamente difficile da classificare ma che comunque piace al pubblico, tanto che ha indotto Prada a sponsorizzare questa mostra. L'autore intervistato da Dario Pappalardo per La Repubblica ha affermato: “È un onore vedere le mie sculture e i miei dipinti nella Galleria Borghese tra gli straordinari capolavori di Bernini, Caravaggio, Tiziano, nello spazio in cui le loro opere erano state volute da Scipione Borghese [...]”.
Si rileva come la grande popolarità dell'artista sia stata capace ad abbattere i principi della critica d'arte in merito a opere che vengono largamente prodotte utilizzando metodi di replicazione seriale. Per questo bisognerebbe parlare di multipli dal momento che l’autore utilizza moderne tecnologie per la creazione delle sue repliche di ogni tipo. Ciò era emerso nella mostra tenuta a Palazzo Grassi di Venezia nel 9 aprile 2017 dove lo stesso autore aveva affermato di aver coinvolto un numero considerevole di artigiani maestri nelle più disparate tecniche di replicazione e lavorazione. Le tecnologie utilizzate per la realizzazione delle opere sono calchi in silicone, la prototipazione rapida per i modelli 3D, le macchine a Controllo Numerico per le lavorazioni a sottrazione della materia, le fusioni, tutte tecniche che generano dei cloni in differenti materiali quali la resina, la malachite, il bronzo ed altro ancora. E' palese l'ispirazione di Damien Hirst alle opere classiche tuttavia l’artista reinventa e reinterpreta i modelli che offrono così un valore aggiunto e poi, molte opere sono state pensate come fossero emerse dal mare dopo un naufragio, una invenzione fantastica resa verosimile dalle incrostazioni di molluschi marini formatisi nel corso dei secoli su questi tesori sommersi.
I luminari dell’archeologia e della storia hanno sempre detto che l’arte non può essere riprodotta né duplicata perché come copia non sarebbe più stata considerata arte. Questa interpretazione rigida è stata la causa di dibattiti, bisticci e diatribe e spesso questo argomento è stato considerato un tabù. Tuttavia le copie delle opere d'arte, dalla Grecia Classica a quella dell’impero di Roma sono sempre state fatte e grazie a queste copie abbiamo oggi una mappa di molti capolavori scomparsi perché nei tempi di guerra il bronzo veniva fuso per fare cannoni, il marmo è stato ritrovato, talvolta in condizioni non del tutto complete ma sono comunque arrivate a noi e sono esposte nei musei di tutto il mondo.
Oggi con Damien Hirst il concetto è stato sfatato e si conferma che tutto si può fare e questo autore può quindi affermare “l’arte sono io”.
Sergio Coppola
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