Collezione Torlonia. Roma
Meglio tardi che mai: i capolavori dell’antichità classica tornano visibili
Mostra “I marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, Roma, Musei Capitolini, Villa Caffarelli, 14 ottobre 2020 – 29 giugno 2021
La storia del collezionismo è fatta di grandi gesti di mecenatismo, ma anche di dispersioni di opere sottratte alla vista del grande pubblico.
Una mostra evento – è il caso di dirlo – ha finalmente riportato sotto i riflettori più di novanta eccezionali opere d’arte in marmo. Curata da Salvatore Settis e Carlo Gasparri con l’allestimento di David Chipperfield Architects Milano, l’esposizione è il frutto di un accordo fra il Mibact e la Fondazione Torlonia.
La collezione Torlonia è la più importante collezione d’arte antica privata al mondo: nata in seguito a una serie di acquisizioni delle famiglie patrizie romane dal XV al XVIII secolo, diventa un esempio di illuminato mecenatismo nel 1875, quando il principe Alessandro Torlonia fonda il Museo Torlonia alla Lungara. Nel 1881 Pietro Ercole Visconti ne catalogò i pezzi, ben 620.
Per quantità e qualità delle opere esposte, questo museo era paragonabile ai Musei Vaticani e ai Musei Capitolini, e vincolata dallo stato italiano nel 1948 per il suo eccezionale valore artistico e storico.
Una storia edificante, si direbbe. Indubbiamente, ma con luci e ombre. Fra il 1960 e il 1970 Alessandro Torlonia, nipote del capostipite, riuscì ad avere l’autorizzazione a ristrutturare il tetto del Palazzo che conteneva le opere. Qualcuno si fece prendere la mano, e oltre al tetto, in quelli che erano gli spazi espositivi, venne realizzata una serie di miniappartamenti. Le opere vennero trasferite altrove o ammassate nei sotterranei dell’edificio. Da lì in poi la storia diventa emblematica per altri motivi: sentenze mai applicate, proposte di confisca, appelli di intellettuali.
C’è chi sostiene che il complesso delle opere Torlonia valga sette volte quelle raccolte a Palazzo Altemps. C’è anche chi dubita che la collezione sia pervenuta fino ad oggi nella sua integrità. Non lo sappiamo, ma un lieto fine sembra esserci stato: nel 2016 il ministro per i beni culturali Dario Franceschini ha siglato un accordo con la Fondazione Torlonia, con l’obiettivo finale di realizzare un nuovo museo dedicato alle collezioni d’arte antica di questa famiglia. Una tappa intermedia di questo progetto è la mostra romana, che espone 92 delle seicento opere e che sarà poi protagonista di un tour anche all’estero.
Alessandro Coscia
Milano, 8 novembre 2020
Meglio tardi che mai: i capolavori dell’antichità classica tornano visibili
Mostra “I marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, Roma, Musei Capitolini, Villa Caffarelli, 14 ottobre 2020 – 29 giugno 2021
La storia del collezionismo è fatta di grandi gesti di mecenatismo, ma anche di dispersioni di opere sottratte alla vista del grande pubblico.
Una mostra evento – è il caso di dirlo – ha finalmente riportato sotto i riflettori più di novanta eccezionali opere d’arte in marmo. Curata da Salvatore Settis e Carlo Gasparri con l’allestimento di David Chipperfield Architects Milano, l’esposizione è il frutto di un accordo fra il Mibact e la Fondazione Torlonia.
La collezione Torlonia è la più importante collezione d’arte antica privata al mondo: nata in seguito a una serie di acquisizioni delle famiglie patrizie romane dal XV al XVIII secolo, diventa un esempio di illuminato mecenatismo nel 1875, quando il principe Alessandro Torlonia fonda il Museo Torlonia alla Lungara. Nel 1881 Pietro Ercole Visconti ne catalogò i pezzi, ben 620.
Per quantità e qualità delle opere esposte, questo museo era paragonabile ai Musei Vaticani e ai Musei Capitolini, e vincolata dallo stato italiano nel 1948 per il suo eccezionale valore artistico e storico.
Una storia edificante, si direbbe. Indubbiamente, ma con luci e ombre. Fra il 1960 e il 1970 Alessandro Torlonia, nipote del capostipite, riuscì ad avere l’autorizzazione a ristrutturare il tetto del Palazzo che conteneva le opere. Qualcuno si fece prendere la mano, e oltre al tetto, in quelli che erano gli spazi espositivi, venne realizzata una serie di miniappartamenti. Le opere vennero trasferite altrove o ammassate nei sotterranei dell’edificio. Da lì in poi la storia diventa emblematica per altri motivi: sentenze mai applicate, proposte di confisca, appelli di intellettuali.
C’è chi sostiene che il complesso delle opere Torlonia valga sette volte quelle raccolte a Palazzo Altemps. C’è anche chi dubita che la collezione sia pervenuta fino ad oggi nella sua integrità. Non lo sappiamo, ma un lieto fine sembra esserci stato: nel 2016 il ministro per i beni culturali Dario Franceschini ha siglato un accordo con la Fondazione Torlonia, con l’obiettivo finale di realizzare un nuovo museo dedicato alle collezioni d’arte antica di questa famiglia. Una tappa intermedia di questo progetto è la mostra romana, che espone 92 delle seicento opere e che sarà poi protagonista di un tour anche all’estero.
Alessandro Coscia
Milano, 8 novembre 2020