
La TAZZA FARNESE e la Via della Seta
di Alessandro Coscia
Ci sono oggetti che hanno viaggiato nel tempo e nello spazio, a volte in maniera miracolosa. E' il caso della "tazza Farnese", uno splendido vaso in pietra dura lavorato a rilievo, il più grande di questa tipologia che ci sia giunto intatto dall'antichità. Realizzato probabilmente ad Alessandria d'Egitto in un'epoca imprecisata fra il III e il I secolo a.C., ha viaggiato moltissimo facendo varie tappe sulla Via della Seta.
Cominciamo dall’inizio: è solo un’ipotesi, ma questa meravigliosa tazza potrebbe essere arrivata a Roma all’epoca di Augusto dopo la vittoria di Augusto a Anzio nel 468 a.C., contro Marco Antonio e Cleopatra. Facciamo un salto fino al 1239, anno in cui la tazza Farnese è attestata alla corte di Federico II. Dall’Italia del Sud il nostro recipiente viaggiatore arriva fino in Persia, a Herat o a Samarcanda, dove è documentata nel 1430 da un disegno dell’artista Mohammed al-Khayyam.
Verso la metà del quattrocento riappare a Napoli, nelle collezioni di Alfonso V d’Aragona, dove nel 1459 la vide il Poliziano. Ma non è finita: poco dopo passò al cardinale Ludovico Trevisan e poi addirittura a un papa, Paolo II. A Roma venne acquistata nel 1471 da Lorenzo il Magnifico, in trasferta nella capitale per salutare il neoeletto papa Sisto V.
La tazza passò poi come dote di Caterina d’Austria all’epoca del suo matrimonio con Ottavio Farnese, da cui prese il nome con cui ancora oggi la conosciamo.
Ma la “tazza Farnese” non poteva certo restare troppo a lungo ferma e nel settecento, infine, passò nelle collezioni dei Borbone e nel Real Museo Borbonico. Con l’unità d’Italia, confluì nelle raccolte statali ed entrò a far parte del Museo Archeologico di Napoli, dove è attualmente conservata (quando non parte per prestiti verso altri musei, destino di questo oggetto migrante e richiestissimo).
A noi piace pensare che sia passata fra le mani di grandi potenti della storia, vanto delle loro corti e residenze, attraversando latitudini ed epoche storiche differenti, ammirata da occhi occidentali ed orientali. E forse la morale di questa storia è che l’uomo non possiede nulla per sempre, ma ha solo in prestito dal destino gli oggetti che crede suoi.
Milano, 15-05-2023
BLOG: S.C. 2023 - Esposta dal 17 novembre al 27 febbraio, a Fondazione Prada in «Recycling Beauty», di Salvatore Settis e Anna Anguissola, una mostra che indaga sul riuso delle antichità greche e romane tra Medioevo e Barocco.
BLOG: Cure.naturali - Pietra: Occhio di tigre è un quarzo contenente inclusioni di crocidolite, un minerale usato in gioielleria e in passato considerato un talismano. Per gli Egizi donava protezione, per i Romani era considerata una protezione dalle ferite delle armi in battaglia e infondeva coraggio. Nella mitologia orientale era legata alla tigre e veniva usata per equilibrare le energie dello yin e dello yang.
di Alessandro Coscia
Ci sono oggetti che hanno viaggiato nel tempo e nello spazio, a volte in maniera miracolosa. E' il caso della "tazza Farnese", uno splendido vaso in pietra dura lavorato a rilievo, il più grande di questa tipologia che ci sia giunto intatto dall'antichità. Realizzato probabilmente ad Alessandria d'Egitto in un'epoca imprecisata fra il III e il I secolo a.C., ha viaggiato moltissimo facendo varie tappe sulla Via della Seta.
Cominciamo dall’inizio: è solo un’ipotesi, ma questa meravigliosa tazza potrebbe essere arrivata a Roma all’epoca di Augusto dopo la vittoria di Augusto a Anzio nel 468 a.C., contro Marco Antonio e Cleopatra. Facciamo un salto fino al 1239, anno in cui la tazza Farnese è attestata alla corte di Federico II. Dall’Italia del Sud il nostro recipiente viaggiatore arriva fino in Persia, a Herat o a Samarcanda, dove è documentata nel 1430 da un disegno dell’artista Mohammed al-Khayyam.
Verso la metà del quattrocento riappare a Napoli, nelle collezioni di Alfonso V d’Aragona, dove nel 1459 la vide il Poliziano. Ma non è finita: poco dopo passò al cardinale Ludovico Trevisan e poi addirittura a un papa, Paolo II. A Roma venne acquistata nel 1471 da Lorenzo il Magnifico, in trasferta nella capitale per salutare il neoeletto papa Sisto V.
La tazza passò poi come dote di Caterina d’Austria all’epoca del suo matrimonio con Ottavio Farnese, da cui prese il nome con cui ancora oggi la conosciamo.
Ma la “tazza Farnese” non poteva certo restare troppo a lungo ferma e nel settecento, infine, passò nelle collezioni dei Borbone e nel Real Museo Borbonico. Con l’unità d’Italia, confluì nelle raccolte statali ed entrò a far parte del Museo Archeologico di Napoli, dove è attualmente conservata (quando non parte per prestiti verso altri musei, destino di questo oggetto migrante e richiestissimo).
A noi piace pensare che sia passata fra le mani di grandi potenti della storia, vanto delle loro corti e residenze, attraversando latitudini ed epoche storiche differenti, ammirata da occhi occidentali ed orientali. E forse la morale di questa storia è che l’uomo non possiede nulla per sempre, ma ha solo in prestito dal destino gli oggetti che crede suoi.
Milano, 15-05-2023
BLOG: S.C. 2023 - Esposta dal 17 novembre al 27 febbraio, a Fondazione Prada in «Recycling Beauty», di Salvatore Settis e Anna Anguissola, una mostra che indaga sul riuso delle antichità greche e romane tra Medioevo e Barocco.
BLOG: Cure.naturali - Pietra: Occhio di tigre è un quarzo contenente inclusioni di crocidolite, un minerale usato in gioielleria e in passato considerato un talismano. Per gli Egizi donava protezione, per i Romani era considerata una protezione dalle ferite delle armi in battaglia e infondeva coraggio. Nella mitologia orientale era legata alla tigre e veniva usata per equilibrare le energie dello yin e dello yang.

Disegno di Mohamed al-Khayyam.pdf |