IL VINO DI STRABONE
C'era una volta, in una valle ai confini del mondo conosciuto, un vino che poteva invecchiare per decenni. Lo storico greco Strabone, nel libro XI della sua opera Geografia, composta fra il 14 e il 23 d.C., parla infatti della fertile valle della Fergana, nell'attuale Tagikistan, dove Alessandro Magno fondò una delle numerose città che portavano il suo nome: Alexandria Eschate, Alessandria l'Estrema (o l'Ultima). In effetti questa colonia era davvero il ponte con l'estremo oriente, l'ultima frontiera delle conquiste attuate dal condottiero macedone.
Questa fertilissima regione è citata anche dalle cronache cinesi, i Registri della Grande Storia della dinastia Han, pubblicati attorno al 126 a.C. Nella valle del Fergana, nel cuore della via della seta, sul versante occidentale dei monti del Pamir, i membri delle classi più abbienti della regione facevano immagazzinare centinaia di litri di vino, facendolo invecchiare per più di dieci anni. Questo vino dalle capacità quasi uniche per l'epoca attirò, nel II secolo a.C., l'attenzione anche dei Cinesi e del generale Zhang Qian, che portò nel Palazzo Imperiale alcune "talee" della vite che lo produceva. Lì, una volta coltivata, venne usata per produrre vino per l'imperatore.
Siamo di fronte a uno di quegli intrecci meravigliosi fra civiltà differenti, fra oriente e occidente. E proprio quel percorso che tutti conoscono come "Via della Seta", potrebbe essere stato all'origine un punto nevralgico di diffusione del vino nelle due direzioni: est e ovest.
Si tratta di un'ipotesi approfondita dall'archeologo Patrick Mc Govern e da altri, come lo storico Alessandro Grossato, e ripresa nel libro di recente pubblicazione, "Storie segrete sulla via della Seta", di Alessandro Coscia e Sergio Coppola.
E ora facciamo un salto di secoli, fino alla nostra epoca. Non è un mistero che Italia e Cina, nel 2019, abbiano firmato un trattato che prevede una partnership commerciale ad ampio raggio nello scenario della "Via della Seta".
Fra le varie attività interessate da questa iniziativa c'è la nostra produzione vinicola.
La Coldiretti, citando dati Istat, afferma: "Sono cresciute del 548% le esportazioni di vino made in Italy in Cina negli ultimi dieci anni". Questa frase ha suggellato il primo, storico accordo fra Coldiretti e le autorità della provincia di Guizhou (40 milioni di abitanti).
Chissà quale sarebbe la reazione dei nostri produttori di vino, o dei loro referenti cinesi, se sapessero che la via della seta e la via del vino sono già state collegate, in un passato remoto.
16-02-2020 Alessandro Coscia
IL VINO UZBEKO. 47° membro di OIV - Organisation Internationale del la Vigne et du Vin
Nella fotografia da destra: Jean-Marie Aurand direttore generale di OIV si congratula con Otabek Mustafayev, Presidente di Uzvinsanoat.
L’Uzbekistan il 6 novembre 2018, entra a far parte come 47°membro della OIV - Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, con sede a Parigi. Ricordiamo che la compagnia Uzvinsanoat riunisce 120 aziende di trasformazione, tra cui 83 cantine che utilizzano circa 215.000 tonnellate d'uva (dati del 2013).
L'Uzbekistan è il maggior produttore di uva dell'Asia Centrale e uno dei principali esportatori di uva fresca che si produce principalmente a Samarcanda, nelle regioni del Surkahandarya e nella valle di Fergana, i cui lunghi favoriscono per il clima la produzione di circa quaranta varietà di vitigni diversi. I principali sono il Soyaki e il Bayan-Shirin (spumanti e brandy), il Saperavi e il Rkatsiteli (vini fermi) e il May Black, il Rosy Muscat e l’Hindogni (vini da dessert). Le varietà di uve consumate fresche abbiamo: Khusayni, Rizamat, Kishmish e Damskiy Palchik.
Nell'ambito del piano governativo per lo sviluppo, nel 2013 i vigneti in Uzbekistan hanno toccato i 133.000 ettari e una produzione di uva di circa 1.322.000 tonnellate con una continua crescita di nuovi impianti. Il 73% della produzione viene consumato localmente come uva fresca e il 4% viene esportato. Il restante 23% viene avviato alla produzione di succo d'uva, vini e brandy. Inoltre l'Uzbekistan produce circa 60.000 tonnellate di uva passa all'anno, di cui la metà destinata all'esportazione.
L'italiano Luigi Moio, è stato eletto Presidente di OIV il 12 luglio 2021.
Luigi Moio, già ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II ha un'approfondita conoscenza enologica ed è autore di oltre 200 pubblicazioni sul vino.
OIV - Organisation Internationale del la Vigne et du Vin
35, rue de Monceau – 75008 Parigi
Tel.: 01.44.94.80.80
E-mail: [email protected]
Link al video: STORIE SEGRETE SULLA VIA DELLA SETA Edizione Novembre 2022
C'era una volta, in una valle ai confini del mondo conosciuto, un vino che poteva invecchiare per decenni. Lo storico greco Strabone, nel libro XI della sua opera Geografia, composta fra il 14 e il 23 d.C., parla infatti della fertile valle della Fergana, nell'attuale Tagikistan, dove Alessandro Magno fondò una delle numerose città che portavano il suo nome: Alexandria Eschate, Alessandria l'Estrema (o l'Ultima). In effetti questa colonia era davvero il ponte con l'estremo oriente, l'ultima frontiera delle conquiste attuate dal condottiero macedone.
Questa fertilissima regione è citata anche dalle cronache cinesi, i Registri della Grande Storia della dinastia Han, pubblicati attorno al 126 a.C. Nella valle del Fergana, nel cuore della via della seta, sul versante occidentale dei monti del Pamir, i membri delle classi più abbienti della regione facevano immagazzinare centinaia di litri di vino, facendolo invecchiare per più di dieci anni. Questo vino dalle capacità quasi uniche per l'epoca attirò, nel II secolo a.C., l'attenzione anche dei Cinesi e del generale Zhang Qian, che portò nel Palazzo Imperiale alcune "talee" della vite che lo produceva. Lì, una volta coltivata, venne usata per produrre vino per l'imperatore.
Siamo di fronte a uno di quegli intrecci meravigliosi fra civiltà differenti, fra oriente e occidente. E proprio quel percorso che tutti conoscono come "Via della Seta", potrebbe essere stato all'origine un punto nevralgico di diffusione del vino nelle due direzioni: est e ovest.
Si tratta di un'ipotesi approfondita dall'archeologo Patrick Mc Govern e da altri, come lo storico Alessandro Grossato, e ripresa nel libro di recente pubblicazione, "Storie segrete sulla via della Seta", di Alessandro Coscia e Sergio Coppola.
E ora facciamo un salto di secoli, fino alla nostra epoca. Non è un mistero che Italia e Cina, nel 2019, abbiano firmato un trattato che prevede una partnership commerciale ad ampio raggio nello scenario della "Via della Seta".
Fra le varie attività interessate da questa iniziativa c'è la nostra produzione vinicola.
La Coldiretti, citando dati Istat, afferma: "Sono cresciute del 548% le esportazioni di vino made in Italy in Cina negli ultimi dieci anni". Questa frase ha suggellato il primo, storico accordo fra Coldiretti e le autorità della provincia di Guizhou (40 milioni di abitanti).
Chissà quale sarebbe la reazione dei nostri produttori di vino, o dei loro referenti cinesi, se sapessero che la via della seta e la via del vino sono già state collegate, in un passato remoto.
16-02-2020 Alessandro Coscia
IL VINO UZBEKO. 47° membro di OIV - Organisation Internationale del la Vigne et du Vin
Nella fotografia da destra: Jean-Marie Aurand direttore generale di OIV si congratula con Otabek Mustafayev, Presidente di Uzvinsanoat.
L’Uzbekistan il 6 novembre 2018, entra a far parte come 47°membro della OIV - Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, con sede a Parigi. Ricordiamo che la compagnia Uzvinsanoat riunisce 120 aziende di trasformazione, tra cui 83 cantine che utilizzano circa 215.000 tonnellate d'uva (dati del 2013).
L'Uzbekistan è il maggior produttore di uva dell'Asia Centrale e uno dei principali esportatori di uva fresca che si produce principalmente a Samarcanda, nelle regioni del Surkahandarya e nella valle di Fergana, i cui lunghi favoriscono per il clima la produzione di circa quaranta varietà di vitigni diversi. I principali sono il Soyaki e il Bayan-Shirin (spumanti e brandy), il Saperavi e il Rkatsiteli (vini fermi) e il May Black, il Rosy Muscat e l’Hindogni (vini da dessert). Le varietà di uve consumate fresche abbiamo: Khusayni, Rizamat, Kishmish e Damskiy Palchik.
Nell'ambito del piano governativo per lo sviluppo, nel 2013 i vigneti in Uzbekistan hanno toccato i 133.000 ettari e una produzione di uva di circa 1.322.000 tonnellate con una continua crescita di nuovi impianti. Il 73% della produzione viene consumato localmente come uva fresca e il 4% viene esportato. Il restante 23% viene avviato alla produzione di succo d'uva, vini e brandy. Inoltre l'Uzbekistan produce circa 60.000 tonnellate di uva passa all'anno, di cui la metà destinata all'esportazione.
L'italiano Luigi Moio, è stato eletto Presidente di OIV il 12 luglio 2021.
Luigi Moio, già ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II ha un'approfondita conoscenza enologica ed è autore di oltre 200 pubblicazioni sul vino.
OIV - Organisation Internationale del la Vigne et du Vin
35, rue de Monceau – 75008 Parigi
Tel.: 01.44.94.80.80
E-mail: [email protected]
Link al video: STORIE SEGRETE SULLA VIA DELLA SETA Edizione Novembre 2022
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