Il "made in China" che piaceva agli antichi Romani
di Alessandro Coscia Archeologo
Il successo del "made in China" non comincia certo nella nostra epoca. La diffusione della seta, nell'impero romano, fu un fenomeno di costume (concedete il gioco di parole) rilevante e inarrestabile. Nelle fonti latine il termine Seres indicava "il popolo della seta" o "il popolo dei tessuti di seta" (Serica) e comunemente si pensa che questo termine indicasse le popolazioni della Cina. Questa definizione ha connotati più funzionali che etnici e in realtà poteva applicarsi a tutti i popoli produttori o commercianti di seta e non solo a quelli che erano gli abitanti dell'impero Qin o Han.
I bachi da seta erano probabilmente coltivati non solo nella Cina propriamente detta, ma anche in Corea e in India già dal II secolo a.C. Un tessuto rinvenuto nella fortezza romana di Dura Europos, nell'attuale Siria, è stato ritenuto infatti di provenienza indiana e non cinese. Allo stesso modo, non è irrealistico pensare che le tecniche di produzione della seta si fossero diffuse nell'Asia Centrale. Inoltre esisteva un tipo di seta cosiddetta "selvatica" prodotta dalle larve di vari tipi di insetti. Questi elementi ci aiutano a spiegare un racconto dello storico e naturalista Plinio che nella sua opera, Historia naturalis (6, 88), descrive i Seres come alti, dai capelli rossi e dagli occhi azzurri. Insomma, non proprio i Cinesi che ci aspetteremmo. Probabilmente Plinio si riferisce a qualche popolazione indoeuropea dell'Asia Centrale, che conosceva la produzione della seta o la commerciava, facendo da tramite fra l'estremo oriente e l'occidente. Questa ipotesi non ridimensiona ovviamente l'importanza della Cina nella produzione e nel commercio della seta, prodotto raffinato ambito dalle donne romane e, in seguito, anche dagli uomini, al punto da diventare oggetto di dibattiti, all'interno della stessa società romana, sulla sfrenatezza e sul lusso eccessivo. Si tratta solo di uno dei molti spunti meritevoli di indagine. Altre storie, miti e simboli aspettano di essere conosciuti sulla "Via della Seta".
Libro STORIE SEGRETE SULLA VIA DELLA SETA. Mimesis Edizioni
ARS ARTIS ha pubblicato la notizia:
BLOG: L'immagine è della nobile Chun Hui (1713 -1760) consorte dell’imperatore Qianlong (s. 1737–1760), imperatore della Cina, il quinto della dinastia manciù dei Qing a governare la Cina.
Chun Hui ci mostra in questo dipinto la preziosità del vestiario che ben rimarca l'elevato status sociale.
di Alessandro Coscia Archeologo
Il successo del "made in China" non comincia certo nella nostra epoca. La diffusione della seta, nell'impero romano, fu un fenomeno di costume (concedete il gioco di parole) rilevante e inarrestabile. Nelle fonti latine il termine Seres indicava "il popolo della seta" o "il popolo dei tessuti di seta" (Serica) e comunemente si pensa che questo termine indicasse le popolazioni della Cina. Questa definizione ha connotati più funzionali che etnici e in realtà poteva applicarsi a tutti i popoli produttori o commercianti di seta e non solo a quelli che erano gli abitanti dell'impero Qin o Han.
I bachi da seta erano probabilmente coltivati non solo nella Cina propriamente detta, ma anche in Corea e in India già dal II secolo a.C. Un tessuto rinvenuto nella fortezza romana di Dura Europos, nell'attuale Siria, è stato ritenuto infatti di provenienza indiana e non cinese. Allo stesso modo, non è irrealistico pensare che le tecniche di produzione della seta si fossero diffuse nell'Asia Centrale. Inoltre esisteva un tipo di seta cosiddetta "selvatica" prodotta dalle larve di vari tipi di insetti. Questi elementi ci aiutano a spiegare un racconto dello storico e naturalista Plinio che nella sua opera, Historia naturalis (6, 88), descrive i Seres come alti, dai capelli rossi e dagli occhi azzurri. Insomma, non proprio i Cinesi che ci aspetteremmo. Probabilmente Plinio si riferisce a qualche popolazione indoeuropea dell'Asia Centrale, che conosceva la produzione della seta o la commerciava, facendo da tramite fra l'estremo oriente e l'occidente. Questa ipotesi non ridimensiona ovviamente l'importanza della Cina nella produzione e nel commercio della seta, prodotto raffinato ambito dalle donne romane e, in seguito, anche dagli uomini, al punto da diventare oggetto di dibattiti, all'interno della stessa società romana, sulla sfrenatezza e sul lusso eccessivo. Si tratta solo di uno dei molti spunti meritevoli di indagine. Altre storie, miti e simboli aspettano di essere conosciuti sulla "Via della Seta".
Libro STORIE SEGRETE SULLA VIA DELLA SETA. Mimesis Edizioni
ARS ARTIS ha pubblicato la notizia:
BLOG: L'immagine è della nobile Chun Hui (1713 -1760) consorte dell’imperatore Qianlong (s. 1737–1760), imperatore della Cina, il quinto della dinastia manciù dei Qing a governare la Cina.
Chun Hui ci mostra in questo dipinto la preziosità del vestiario che ben rimarca l'elevato status sociale.