Il museo dell’arte perduta
di Noah Charney
Johan&Levi Editore
Stampa: giugno 2019
L'autore è uno storico dell’arte fondatore e presidente di ARCA (Associazione per la Ricerca sui Crimini contro l’Arte).
“Se esistesse un museo dell’arte perduta, conterebbe più capolavori di tutti i musei del mondo messi insieme [...]. Molte delle più grandi opere d’arte dell’umanità si sono perse in seguito a furti, atti di vandalismo, furore iconoclasta, distruzione volontaria o accidentale o semplice disgrazia.
E’ importante sapere quali opere sono andate perdute e perché, solo così si potrà capire quale sia il modo migliore per preservare al meglio l’arte in futuro, per valorizzare ciò che è rimasto e cogliere appieno tutta la vulnerabilità di quella porzione della storia della creatività umana che si è miracolosamente conservata per secoli […]”
Lo studioso Bernard Andreae, ha ipotizzato che il Laocoonte conservato a Roma nel Museo Pio-Clementino dei Musei Vaticani sia una copia di un originale ellenistico fuso in bronzo, creato a Pergamo.
Perchè molte sculture in bronzo dell'antichità sono andate perdute? Venivano fuse per fare cannoni, sicuramente questo è uno di motivi a noi più noti.
Non possiamo fare altro che trarre delle non facili conclusioni. L'argomento proposto da Noah Charney e sempre più d'attualità. Il mondo sta cambiando e qualcosa deve cambiare anche per l'arte.
ll mantenimento delle opere va analizzato con grande impegno perché non sempre la conservazione è assicurata. Basti pensare alle opere, tante in Italia, che sono inserite nelle chiese, soggette al deterioramento ed all’umidità o il caldo ambientale ed al furto. Che fare allora? Vogliamo trasmettere ai nostri posteri questo inestimabile patrimonio?
Almeno per una parte di esso possiamo fare delle copie e mantenere protetti gli originali, proprio come si fa con i gioielli: la Regina Elisabetta tiene il suo diamante Koh-i-Noor di 108,93 carati, “Montagna di luce” in persiano, custodito in luogo sicuro e utilizza la copia in vetro. Le principali opere d’arte soggette a deperimento, come i dipinti su tavola, possono essere replicati e gli originali devono rimanere in ambienti protetti, sottovuoto, in casse blindate. Però alcune opere non possono essere replicate. Poi abbiamo i monumenti come ad esempio il Duomo di Milano, dove i continui ed onerosi restauri hanno consentito la quasi completa sostituzione di parti originali del marmo di Candoglia con parti nuove. Che fare?
Tratteremo questo tema spinoso e complesso in una sezione "GUARDA AD ARTE" che dedicheremo al commento ed al contributo dei massimi esperti in materia.
S.C.
di Noah Charney
Johan&Levi Editore
Stampa: giugno 2019
L'autore è uno storico dell’arte fondatore e presidente di ARCA (Associazione per la Ricerca sui Crimini contro l’Arte).
“Se esistesse un museo dell’arte perduta, conterebbe più capolavori di tutti i musei del mondo messi insieme [...]. Molte delle più grandi opere d’arte dell’umanità si sono perse in seguito a furti, atti di vandalismo, furore iconoclasta, distruzione volontaria o accidentale o semplice disgrazia.
E’ importante sapere quali opere sono andate perdute e perché, solo così si potrà capire quale sia il modo migliore per preservare al meglio l’arte in futuro, per valorizzare ciò che è rimasto e cogliere appieno tutta la vulnerabilità di quella porzione della storia della creatività umana che si è miracolosamente conservata per secoli […]”
Lo studioso Bernard Andreae, ha ipotizzato che il Laocoonte conservato a Roma nel Museo Pio-Clementino dei Musei Vaticani sia una copia di un originale ellenistico fuso in bronzo, creato a Pergamo.
Perchè molte sculture in bronzo dell'antichità sono andate perdute? Venivano fuse per fare cannoni, sicuramente questo è uno di motivi a noi più noti.
Non possiamo fare altro che trarre delle non facili conclusioni. L'argomento proposto da Noah Charney e sempre più d'attualità. Il mondo sta cambiando e qualcosa deve cambiare anche per l'arte.
ll mantenimento delle opere va analizzato con grande impegno perché non sempre la conservazione è assicurata. Basti pensare alle opere, tante in Italia, che sono inserite nelle chiese, soggette al deterioramento ed all’umidità o il caldo ambientale ed al furto. Che fare allora? Vogliamo trasmettere ai nostri posteri questo inestimabile patrimonio?
Almeno per una parte di esso possiamo fare delle copie e mantenere protetti gli originali, proprio come si fa con i gioielli: la Regina Elisabetta tiene il suo diamante Koh-i-Noor di 108,93 carati, “Montagna di luce” in persiano, custodito in luogo sicuro e utilizza la copia in vetro. Le principali opere d’arte soggette a deperimento, come i dipinti su tavola, possono essere replicati e gli originali devono rimanere in ambienti protetti, sottovuoto, in casse blindate. Però alcune opere non possono essere replicate. Poi abbiamo i monumenti come ad esempio il Duomo di Milano, dove i continui ed onerosi restauri hanno consentito la quasi completa sostituzione di parti originali del marmo di Candoglia con parti nuove. Che fare?
Tratteremo questo tema spinoso e complesso in una sezione "GUARDA AD ARTE" che dedicheremo al commento ed al contributo dei massimi esperti in materia.
S.C.
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